mercoledì 29 agosto 2012

Internet fa bene o male al confronto di idee?

Alla fine Internet fa bene o male alla contaminazione tra le diverse idee politiche e culturali? La questione, non nuovissima, torna spesso di attualità anche per via della crescita dei due maggiori social network - Facebook e Twitter - e delle diverse esperienze che ciascuno di noi vive in questi mondi virtuali. Ha scritto ad esempio su "Sette" lo scrittore Roberto Cotroneo: «Se compro su Amazon solo un certo tipo di libri, Amazon mi suggerirà libri analoghi. (...) 
Ma in questo modo il mio sapere tende a restringersi a quello che so già. Se posto su Twitter certe informazioni finirò per essere interessante solo per quelli che vogliono leggere proprio quelle informazioni. E allora le idee sono isole in cui riconoscersi e rifugiarsi». La polemica di Cotroneo non è molto diversa da quella di Eli Pariser, l'autore di "The Filter Bubble", secondo il quale la Rete - sempre più personalizzata - rischia di creare stanze chiuse in cui ciascuno entra in contatto solo con posizioni e concetti a lui affini. 
Il problema c'è, ovviamente, ed è utile porlo. Tuttavia il dibattito rischia di partire dall'idea determinista che all'interno del Web i nostri comportamenti siano mossi da meccanismi sui quali possiamo poco incidere con il nostro arbitrio. Non è così. Navigando in Rete - e anche scegliendoci i contatti su Facebook e su Twitter - siamo liberi di scegliere se contaminarci o no con realtà diversissime da noi e con cui prima molto più difficilmente saremmo entrati in contatto. Internet è una megalopoli, sta a ciascuno di noi decidere se restare al sicuro nel proprio quartiere o visitarne anche di nuovi, diversi, lontani.

Btp italiani come mele marce ma vanno sempre a ruba!


Se una mela è marcia, non la compri. Anche se te la offrono a metà prezzo. Questo semplice principio economico (da fruttivendolo) dovrebbe valere anche per l’alta finanza, cioè per i titoli degli Stati. Se un Paese con le casse vuote mi vende una cambiale, può anche promettermi la Luna, io non la compro. Allora, perché tutto quest’allarmismo per l’Italia “che sta per fallire”, se ad ogni asta dei titoli di stato vendiamo fino all’ultimo Bot? Qualcosa non quadra. Quattro su quattro. Negli ultimi 2 mesi, il Tesoro italiano ha indetto 4 aste di titoli per finanziare il proprio debito pubblico, vendendo tutto e impegnandosi a pagare tassi d’interesse non assurdi. Il 26 luglio, gli investitori comprano 2,5 miliardi di Ctz, titoli a 2 anni senza cedola: in cambio, lo Stato gli pagherà un interesse di poco inferiore alla soglia “drammatica” del 5%. A Palazzo Koch tirano il fiato. Il giorno dopo va meglio con i titoli a 6 mesi, meno rischiosi e più appetibili: l’incasso è di 8,5 miliardi di euro, con un tasso di rendimento più “leggero” dello 0,5% rispetto a giugno. Ancora meglio il 30 luglio, quando riusciamo a vendere cambiali (ovvero titoli) a 5 e 10 anni per 5,48 miliardi di euro. Sono i titoli più rischiosi, nessuno li vorrebbe se non fosse certo di ricavarci un rendimento consono. E per prenderli, per averli in portafogli, gli investitori hanno accettato un interesse del 5,94%, contro il 6,20% di giugno (per i Btp a 10 anni). Ultima asta il 13 agosto, il Tesoro piazza 8 miliardi di Bot ad un anno, allo stesso rendimento del mese scorso. Per essere “titoli spazzatura”, quelli italiani si vendono bene. Non sono le dimensioni (del debito) che contano. Perché allora ci continuano a ripetere che “rischiamo di fare la fine della Grecia e della Spagna”? Se siamo sull’orlo della catastrofe, tutti gli investitori (la maggior parte istituzionali, banche e brokers professionisti) sono folli: si son legati la pietra al collo da soli. Il fatto è che la fiducia nell’Italia, sui mercati, è maggiore di quel che ci vogliono far credere. Certamente, il nostro debito pubblico è immenso: a giugno ha raggiunto il record di 1.972 miliardi di euro, pari al 120% del Pil). Ma non è il peggiore. Tanto per dire, il Giappone viaggia da 10 anni tra il 150% e il 250% del suo Pil (vuol dire che per ogni yen prodotto, ha debiti per altri 2 e mezzo…): la Spagna, ormai data per spacciata da molti, ne ha “soltanto” 70%. Quindi non è il debito, da solo, a definire la “crisi”. Rigore contro crescita. Ci continuano a ripetere lo spauracchio dello spread e dei mercati per imporre il rigore. Il Governo è riuscito a far passare in questo modo due manovre finanziarie pesantissime, il Fiscal Compact e misure draconiane sull’occupazione. Ora si rilancia la crescita – a parole – promettendo liberalizzazioni in sanità, poste e beni culturali, interventi espansivi sulla scuola e chissà che altro. Tutto da dimostrare a settembre. Intanto il rigore pesa, i mercati comprano con piacere il nostro debito e lo spread resta a mezz’aria, bomba H in volo che non atterra mai.

Dopo aver fatto lo spalatore, Alemanno fa anche il vigile urbano cacciando abusivi e mendicanti da Piazza di Spagna: il video

Dopo il sindaco “spalatore” con i doposci ai piedi e dopo la versione “giustiziere della notte” sulla moto un po’ Matrix, un po’ Batman, Gianni Alemanno veste i panni del vigile urbano e caccia mendicanti ed abusivi da Piazza di Spagna. Il tutto ripreso dalle telecamere del Comune di Roma Capitale.


domenica 26 agosto 2012

Dalla Germania arriva un computer ecologico

Anche la tecnolgia ha un occhi di riguardo per l'ecologia. Dalla Germania arriva un tablet "verde", costruito in legno, che emette il 70 per cento di biossido di carbonio in meno di un desktop standard. E' stato creato dai tecnici dell'Istituto Fraunhofer, si chiama Iameco e verrà presentato all'Electronics Goes Green (Egg) di settembre. Alexander Schlosser, tra gli autori del progetto, ha dichiarato al sito ambientalista Ecologismos: "Il computer ha un consumo energetico molto basso, dal momento della produzione fino al riciclo finale. È stato progettato per essere sempre ecologico. Il 98 per cento dei materiali utilizzati per realizzare la tavoletta è riciclabile e il 20 per cento può essere riutilizzato immediatamente senza ulteriori elaborazioni. Il telaio di legno può essere utilizzato per altri computer e serve a minimizzare il ricorso alle sostanze tossiche usate generalmente". Tra l'altro il dispositivo utilizza un dissipatore di calore "verde" che devia il calore attraverso tubi in rame, consumando meno energia di una ventola convenzionale ed emettendo un rumore impercettibile. Il display, invece, è illuminato di luci al Led. Iameco consuma solo 0,8 watt in modalità standbyzero, 0 watt in modalità «sleep» e 21 watt in pieno funzionamento.

Bersani, mangiando manicaretti e bevendo birra, definisce Grillo e i suoi "fascisti del web"


Nomi non ne fa ma i riferimenti sono chiari così come l'obiettivo: difendere il Pd dall'antipolitica. Pier Luigi Bersani, aprendo la Festa di Reggio Emilia, lancia il guanto di sfida a quelle critiche feroci che viaggiano in rete - a colpi di 'zombie' e battute caustiche - contro il Pd. "Vedo frasi come 'Siete cadaveri, siete zombi, vi seppelliremo, sono considerazioni fasciste ma noi non ci impressioniamo. Vengano via dalla rete e vengano qui a dircele'', attacca il leader Pd che, senza citarli, allude anche a Beppe Grillo. Da Reggio Emilia Bersani riparte, dopo la pausa estiva, per dare di fatto il via alla campagna elettorale e per chiamare tutti, militanti e cittadini, "ad una riscossa civica e morale". Il Pd si candida a dare una guida "riformista" al paese, è l'obiettivo di Bersani che sa che dovrà vedersela con l'antipolitica dilagante che "mette tutti i partiti nel mucchio come cadaveri viventi". Per ciò, senza giri di parole, mette in guardia da "un linguaggio che ricorda quello del 19. Vedo che sulla rete sono rivolti al nostro partito dei linguaggi del tipo 'siete degli zombie, dei cadaveri, vi seppelliremo vivi'. Sono linguaggi fascisti ma vengano qui a dircelo", rincara il leader democratico che non fa nomi ma è evidente che nel mirino ci sono tanto Beppe Grillo quanto Antonio Di Pietro, che tempo fa ha postato su internet anche un video con Bersani nei panni di uno zombie. Sistemati i campioni dell'antipolitica via web, il segretario dei Democratici galvanizza i suoi mentre le cucine della festa reggiana iniziano a sfornare i primi manicaretti. "Da qui - esorta riferendosi alla festa - deve partire una proposta riformista: noi vogliamo cambiare le cose al concreto. Noi non possiamo tirarci indietro nel momento più difficile dal dopoguerra nella vita del Paese". Pertanto, strappa l'applauso, "i riformisti si prendano le loro responsabilità davanti all'Italia, con i loro valori e le loro idee". Con buona pace dei contestatori di Internet. Inaugurata la festa emiliana, Bersani si è poi fermato a bere una birra con i militanti, molto diversa da quella solitaria comparsa proprio sul web nei mesi scorsi mentre era intento a scrivere un discorso. Alla rete il segretario Pd sembra preferire i militanti in carne e ossa.

Il mondo di internet dal 2002 al 2012: come è cambiata la vita degli internauti in 10 anni!

Proviamo a fare un esperimento. Immaginate la vostra vita un giorno qualsiasi di un mese qualsiasi di un anno preciso, il 2002. Il mondo, la parte di mondo in cui viviamo, la parte occidentale, è ancora ripiegato sulle ceneri di Ground Zero. Gli americani hanno attaccato l'Afghanistan e nella bocca di molti commentatori e politici e intellettuali si sciolgono strali contro l'Islam come se fossero caramelle. L'Italia è alle prese con il secondo governo Berlusconi, Vespa con il delitto di Cogne, Striscia la Notizia con Wanna Marchi. Ora, immaginate che per ognuna di queste cose voi vogliate fare una ricerca su Internet – per leggere notizie, documenti (e piano piano, sottovoce: per scaricare musica e film). 
Intanto, sareste stati in compagnia di “sole” altre 569 milioni di persone, in confronto ai 2,27 miliardi di oggi; avreste avuto a disposizione “solo” 3 milioni di siti, anziché i 555 di oggi; per scaricare una canzone ci avreste messo 12 minuti e mezzo, contro i 18 secondi di oggi; e magari ne avreste parlato su Friendster, invece che su Facebook, Twitter, Indoona, Google +, Friendfeed, Tumblr eccetera eccetera. 
Dieci anni per Internet sono un'era geologica. E questi piccoli esempi lo dimostrano chiaramente.  Si parla di Internet, si parla di noi, di come eravamo, e di chissà come saremo tra altri 10 anni. 

sabato 11 agosto 2012

Facebook sperimenta invio foto come cartoline

Facebook sta testando un nuovo servizio che permette di trasformare in cartoline da mandare agli amici, le fotografie caricate su Facebook. Il progetto cominciò a un hackathon e permette agli utenti di inviare solo le proprie fotografie - non le immagini pubbliche o le immagini trovate sulle pagine di Facebook.
Come per una normale cartolina, l'immagine sarà mostrata sulla parte frontale, mentre sul retro, oltre all'indirzzo, si potrà scrivere un breve messaggio. Se non si conosce l'indirizzo fisico della persona, glielo si potrà richiedere senza che chi invia la cartolina ne venga a conoscenza.
Il servizio è fornito da Sincerely, la società che gestisce Postagram, l'app che permette di trasformare in cartoline le vostre foto su Instagram. Al momento Postagram costa $0.99 ed è solo disponibile negli Stati Uniti.
Facebook sta ora cercando di capire quale potrebbe essere il prezzo migliore. Questo è un servizio ancora in fase di sperimentazione che in futuro potrà sostituire l'invio delle cartoline che si possono trovare nei luoghi turistici.

venerdì 10 agosto 2012

Libero e Virgilio insieme per sfidare Google: ma non ci sarà né un «Virgero», né un «Libilio»!


In questa sonnacchiosa estate, una scossa tellurica ha risvegliato il web italiano: il portale Libero, già numero uno nel Bel Paese, ha deciso di rafforzare la sua posizione acquisendo da Telecom Italia la società Matrix, che a sua volta controlla Virgilio.it. L’Antitrust e l’Agcom dovranno dare il via libera, atteso entro novembre, ma è chiaro che questa operazione da 88 milioni di euro inciderà in modo sostanzioso sulle forze in campo e sulle evoluzioni dell’internet tricolore. Libero e Virgilio, insieme, raggiungono ogni mese 18 milioni di visitatori unici, ovvero sono in grado di parlare a 6 utenti nostrani su 10. Totalizzano 3,5 miliardi di pagine viste ogni 30 giorni e contano 14 milioni di indirizzi mail attivi. La loro potenza di fuoco è dunque notevole. Ciò spiega perché, a livello di posizionamento, non andranno a competere con portali e operatori nostrani, ma potranno lanciare il guanto di sfida al colosso dei colossi, Google. La pubblicità on line è un mercato ricco di potenziale, vale più di 1 miliardo di euro l'anno e la neonata realtà vuole conquistarsi una fetta non indifferente di questo business. Non è un’ipotesi: a dirlo è stato il grande demiurgo di questa operazione, Naguib Sawiris, presidente e Ceo di Weather Investments, la società che controlla Libero. Sawiris, magnate egiziano, ex numero uno di Wind di cui ancora detiene una quota di minoranza, ha parecchia fiducia nel fatto che in Italia si possa realizzare una «big thing» legata al web. «Da sempre» ha commentato «crediamo nelle straordinarie capacità e potenzialità di questa nazione. L’acquisizione dimostra la nostra volontà nel continuare a ricoprire un ruolo strategico in questo grande Paese». Se analizziamo il modello di business dei due portali, Google ha qualche ragione per preoccuparsi. Libero e ancora di più Virgilio hanno un forte radicamento sul territorio e potrebbero essere in grado di far convogliare sui loro siti una buona quantità di pubblicità locale, incontrando il favore di piccoli investitori che, sommati insieme, darebbero numeri interessanti. Più immune da minacce pare invece Facebook, visto che l’advertising sui canali social segue logiche abbastanza autonome. L’operazione messa in piedi da Sawiris risulta ancora più strategica se si pensa che assieme a Virgilio, si è aggiudicato ben due concessionarie, Niumidia ADV e Iopubblicità, presumibilmente con un buon pacchetto di clienti da condividere, e il servizio di informazioni 1254. Altro target che si vuole colpire, e in questo caso forse la nuova realtà andrà un minimo a cozzare con gli interessi della stessa Telecom Italia, sono i servizi offerti alle piccole e medie imprese con una certa enfasi sul cloud. Tuttavia Telecom ha altre priorità: deve far cassa per ridurre le passività e questa cessione, strategicamente, non difetta dunque di coerenza. I due marchi, per ora, resteranno separati. Non ci saranno né un «Virgero», né un «Libilio», per citare le orrende crasi che sono circolate in queste ore in rete. Comunque creeranno sinergie sin da subito. E li attende una sfida elettrizzante: dimostrare che su internet c’è ancora spazio per le particolarità locali e che una leadership non è necessariamente prerogativa dei grandi gruppi internazionali.

Le 10 tecnologie che hanno rivoluzionato il nostro destino.


Il nostro presente hi-tech è frutto di incredibili innovazioni tecnologiche sviluppate nel secolo scorso: computer, cellulari e Internet, ma anche aerei e antibiotici a cui fanno da contraltare bombe atomiche e armi automatiche. Ecco le 10 tecnologie che hanno rivoluzionato il nostro destino.
1. Aeroplani - Il primo velivolo da guerra ha solcato i cieli nel primo conflitto mondiale, ed è stato poi impiegato dal 1930 da alcune aziende come servizio per la distribuzione della posta e il trasporto passeggeri. I primi aerei a reazione fanno invece la loro comparsa verso la fine della seconda guerra mondiale, mentre l’era del trasporto passeggeri inizia ufficialmente nel 1952. Una vera rivoluzione: attraversi il mondo in un solo giorno. Le navi passeggeri, in auge fino a quel momento, vengono “declassate” a rotte turistiche e i grandi transatlantici cadono in disgrazia.
2. Vaccini e antibiotici - Molti rimedi contro alcune malattie infettive mortali sono stati sviluppati nel XIX secolo ma ci sono voluti decenni, se non secoli, prima che fossero prodotti vaccini e antibiotici in una quantità tale da combattere ed eliminare l’ultimo virus responsabile. Il solo vaiolo, per esempio, uccise circa un terzo delle sue vittime finché non fu debellato verso la fine degli anni Settanta.
3. Bomba atomica - Anche questa è un’innovazione e la più distruttiva di tutte. Usata per la prima volta nella seconda guerra mondiale, il suo spettro ha alimentato la guerra fredda e continua a far parlare di sè. Conflitti combattuti a colpi di minacce e propaganda nucleare invece che con truppe sul campo. La prima bomba atomica ha dato il via libera alla ricerca nel settore nucleare che ha prodotto le centrali nucleari. Una fonte di energia che, negli ultimi anni, non gode della simpatia dell’opinione pubblica e neanche più dei governi. Dopo Chernobyl, il più recente disastro giapponese di Fukushima, sta cambiando le prospettive energetiche del mondo, si spera con una sterzata verso tecnologie più rispettose dell'ambiente e una maggiore attenzione per il risparmio energetico.
4. Fucili d’assalto - Se la bomba atomica ci ha portato in una nuova era bellica, anche al fucile mitragliatore AK-47 - più noto come Kalashnikov - spetta il merito di aver cambiato le regole sui campi di battaglia (e non solo). Progettato nel 1947 dall'Armata Rossa dell'ex Unione Sovietica, il Kalashnikov è il capostipite di una lunga serie di armi di nuova concezione: potenti, innovative, resistenti ma al tempo stesso relativamente economiche da produrre. La Banca Mondiale stima che, nel 2007, ce ne fossero 75 milioni in circolazione. Quando costa? In Africa procurarsi un’arma come questa costa in media 267 dollari.
5. Chip & circuiti - I circuiti integrati erano noti fin dal 1860, ma solo agli inizi del 1940 i ricercatori iniziarono ad acquisire gradualmente le conoscenze necessarie per sfruttarli a livello commerciale. Le dimensioni di chip e semiconduttori si sono drasticamente ridotte nel corso degli anni e la loro potenza è aumentata in maniera esponenziale tanto da diventare il cuore degli attuali computer, smartphone, lettori mp3 e di ogni marchingegno hi-tech oggi in circolazione.
6. Computer e derivati - È probabilmente l’innovazione tecnologica che ha maggiormente cambiato le nostre vite, almeno fino a questo momento. Dai mastodontici mainframe degli anni ’70 e primi anni ’80, si è passati ai personal computer e poi ai notebook, e infine ai tablet degli ultimi anni. I produttori continuano ad aumentarne la potenza e le prestazioni grafiche migliorandone costantemente la portabilità. Un successo senza precedenti. Se nel 2001 sono stati venduti 125 milioni di computer, nel 2010 si è arrivati a quota 350 milioni.
7. World Wide Web - Il boom di computer e “derivati” è merito anche, e soprattutto, di Internet. Il WWW è nato dall'esigenza di creare un sistema pratico per collegare tra loro i computer di scienziati e ingegneri al fine di scambiarsi più velocemente informazioni ed ha finito per risucchiare tutto il mondo nelle sue infinite ramificazioni. Se un tempo Internet serviva principalmente per lo scambio rapido di file e documenti, adesso diventata una “realtà parallela” per molti di noi che ci permette di comunicare, socializzare, acquistare, imparare e fare shopping. Ovunque.
8. Smartphone e tablet - Se i computer, in tutte le loro declinazioni, sono il nostro presente, i telefonini sono il nostro presente e futuro. Sembra passato un secolo dai primi modelli degli anni ’80, grandi come valigette, costosissimi e con tariffe da capogiro. La tecnologia mobile è in perenne evoluzione, e le reti cellulari continuano a diffondersi, a evolvere offrendo sempre maggiori prestazioni in termini di velocità e servizi. Il 3G sta per lasciare il campo al 4G, e gli smartphone sono diventanti, in pratica, dei piccoli computer portatili costantemente collegati al web.
9. Media digitali - Addio pellicola, addio bobina e addio vinile. Il digitale ha ucciso l’analogico! Catturare l’attimo è ormai alla portata di tutti anche con un semplice telefonino, così come ascoltare gli mp3. Possiamo condividere i nostri ricordi e la nostra musica preferita in pochi clic e la prossima frontiera è il “cloud” - i servizi tra le nuvole - che ci consentirà di vivere in una dimensione multimediale a 360 gradi, sempre e ovunque.
10. Libri elettronici - A questo punto, addio anche ai “vecchi” libri tradizionali. Dai primi rudimentali testi digitali con semplici collegamenti ipertestuali si è passati agli e-book che in alcuni paesi hanno superato, in termini di vendite, i libri cartacei. E i libri elettronici, grazie all’arrivo dell’HTML5, saranno graficamente ancora più belli e interattivi. Il colpo di grazia all’editoria tradizionale spetta all’arrivo dell’iPad di Apple e ai suoi diretti inseguitori, vedi Amazon con i suoi Kindle e Kindle Fire.

Dall'11 agosto e fino al 31 dicembre 2012 carburanti piu' cari, scatta nuovo aumento delle accise

Nuovo e "imprevisto" caroaccise carburanti da domani. Lo annuncia Quotidiano energia che cita una decisione dell'Agenzia delle Dogane. Dall'11 agosto e fino al 31 dicembre 2012 le aliquote dell'accisa sulla benzina saliranno di 4,20 euro/'000 litri da 724,20 a 728,40 euro/'000 litri e quelle sul diesel dello stesso importo da 613,20 a 617,40 euro/'000 litri. Incrementi che si traducono in +0,42 centesimi al litro e, includendo anche l'Iva al 21%, in circa 0,51 centesimi al litro. L'incremento, previsto dall'art. 33 comma 30 della legge Stabilita' 2012 n. 183 del 12 novembre 2011, generera' maggiori entrate per le casse statali pari a 65 milioni di euro per rendere strutturale il bonus per i gestori carburanti e fare fronte alla riscossione agevolata delle imposte nelle zone terremotate dell'Abruzzo.
Dall'inizio del 2011 le accise sulla benzina sono aumentate di 16,44 centesimi, mentre quelle sul diesel di 19,44 cent, a cui va ad aggiungersi l'effetto moltiplicatore dell'Iva.
L'ultimo incremento, di 2,42 centesimi Iva compresa su entrambi i prodotti a favore del terremoto in Emilia, risale allo scorso giugno, quando tuttavia non si riverso' sui prezzi al consumo anche approfittando della discesa delle quotazioni internazionali.

Facebook: si punta sul gioco d’azzardo per aumentare i profitti

Il social network di Mark Zuckerberg lancia nel Regno Unito l’applicazione Bingo Friendzy che consentirà agli utenti di giocare con soldi veri e aggiungere così un’altra fonte di guadagno, oltre la pubblicità che negli ultimi tempi non aveva portato risultati soddisfacenti.
Uno dei motivi per cui il titolo in Borsa di Facebook è crollato in pochissimo tempo è stata proprio la sfiducia da parte degli analisti sul fatto che sia in grado di generare introiti importanti. La fonte maggiore di guadagno della creatura di Mark Zuckerberg è la pubblicità, ma negli ultimi tempi una serie di notizie come quelle sugli account fasulli ha fatto allontanare diversi investitori.
Così Facebook sta cercando di diversificare le entrate provando nuovi servizi tra cui appunto il gioco d’azzardo. Bingo, Slot Machine e scommesse sono sempre più sfruttate per fare cassa, e naturalmente non potevano rimanerne fuori anche i social network, visto il numero di utenti che li frequentano.
Il primo tentativo in questa direzione sarà effettuato nel Regno Unito dove Facebook ha lanciato l’applicazione Bingo Friendzy realizzata in collaborazione con Gamesys. Per ora si tratta di un gioco circoscritto all’Inghilterra cui potranno partecipare solo i maggiorenni.
Si potranno giocare soldi veri ma ancora non è dato sapere la percentuale delle somme puntate che entrerà nelle casse di Facebook. Il social network ha comunque annunciato che adotterà una serie di provvedimenti perché il gioco non crei dipendenza fissando dei limiti giornalieri sia in termini di tempo sia mettendo un tetto alle somme giocate.

lunedì 6 agosto 2012

Estate 2012 da dimenticare per Facebook: calo in borsa e utenti fasulli

Non è un buon periodo per Facebook che inizia a mostrare alcune carenza, non soltanto a livello borsistico dove la quotazione del titolo ha recentemente toccato i minimi storici. Ogni azione del social network fondato da Mark Zuckerberg vale infatti, sul listino del NASDAQ, appena 21 dollari (vedere il grafico aggiornato), molto meno rispetto alla quotazione iniziale (il 18 maggio scorso gli investitori hanno speso 38 dollari per accaparrarsi una singola azione dell'azienda).
Oggi, a posteriori, paiono quindi fondati i dubbi espressi da coloro che tempo fa espressero ben più di una riserva nell'acquistare le azioni del sito in blu.
Il celeberrimo magazine statunitense TIME si è recentemente chiesto, addirittura, se non sia giunto il momento per Mark Zuckerberg di farsi da parte e di lasciare la sua poltrona di CEO all'interno di Facebook. Qualcuno comincia ad auspicare un segnale di rottura che permetta agli investitori di rivedere quelle stime negative, sul futuro di Facebook, che adesso paiono prevalere.
Dicevamo che i problemi di Facebook non sono soltanto borsistici. Il social network, infatti, soddisferebbe le esigenze dei suoi iscritti in misura minore rispetto al passato. L'American Customer Satisfaction Index cita un giudizio globale dell'utenza pari a 61/100 mentre Google+, il social network rivale, avrebbe fatto evidenziare un risultato migliore: 78/100.
Da un documento che è stato presentato nel corso di questa settimana alla U.S. Securities and Exchange Commission - l'ente statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori -, inoltre, emerge come ben 83 milioni (su 955 milioni) di utenti registrati siano falsi. Si tratterebbe di profili di fantasia, duplicati, associati ad animali domestici o comunque non ad un individuo, creati per scopi meramente commerciali oppure offensivi.
I vertici di Facebook hanno promesso che, nelle prossime settimane, sarà condotta una dura battaglia contro coloro che creano tali profili: gli utenti falsi, infatti, danneggiano l'immagine del social network e, nell'ottica del business aziendale, danneggiano i rapporti della società con gli inserzionisti.